Con i suoi due studi a Treviso e a Vedelago, la dr.ssa Giulia De Caro è un faro di riferimento per l’intera provincia nell’ambito dell’oculistica. Un’autentica passione per lei, iniziata già ai tempi della frequentazione universitaria a Padova e proseguita con la specializzazione nel centro regionale di riferimento per le uveiti e le patologie infiammatorie dell’apparato oculare, ancora a Padova, presso la Clinica Oculistica, dove per dieci anni, appassionanti e ricchi di soddisfazioni, ha potuto mettere le sue conoscenze direttamente al servizio della ricerca. Da lì la sua avventura nell’oculistica si è fatta sempre più interessante, costellata di approfondimenti ed esperienze all’estero, fino al trasferimento a Treviso negli anni Novanta, prima presso il Poliambulatorio poi, dal ’98, all’ospedale di Ca’ Foncello e, dallo scorso mese di marzo, anche di Castelfranco.
Punto di riferimento della sua attività che spazia a tutte le patologie oculari, sono però lo storico ambulatorio di via Zorzetto a Treviso e quello più nuovo di Vedelago, aperto dal luglio del 2009 e diventato fulcro di un’importante iniziativa partita dal Sindaco, Paolo Quaggiotto. Proprio il Sindaco, infatti, ha voluto salutare l’inaugurazione del primo studio oculistico della zona con una serie di visite preventive che hanno interessato i bambini delle scuole primarie di tutte le frazioni del Comune, consentendo l’emergere di una serie di patologie che senza questo screening specifico, effettuato da specialisti, avrebbero potuto rimanere nascoste fino, magari, al punto di diventare incurabili. “Le visite preventive – spiega la dottoressa De Caro – hanno un senso se effettuate prima dell’età scolare, all’incirca verso i quattro anni e comunque prima dei sei.
In particolare l’ambliopia, la cosiddetta pigrizia oculare, può infatti essere corretta solo se individuata per tempo, consentendo di intervenire con un bendaggio sull’occhio sano per potenziare l’occhio che tende a lavorare di meno”. La prevenzione dell’ambliopia è un traguardo importante, dal momento che ne è affetto il 4% della popolazione e che con un semplice esame obiettivo della refrazione (in cui non è nemmeno necessaria la collaborazione del piccolo paziente, che può non essere ancora in grado di leggere e comunque potrebbe non aver voglia di rispondere) si rivela un eventuale difetto rifrattivo, che corretto con lenti, consentirà l’adeguata maturazione della funzione visiva. Infatti nell’infanzia si completa lo sviluppo visivo e se l’immagine non è nitidamente percepita dal bulbo oculare si avrà l’esclusione (soppressione) dell’occhio interessato, cioè il bambino utilizzerà prevalentemente l’occhio che fornisce la prestazione visiva migliore, penalizzando il contro laterale che diventerà quindi pigro o ambliope. Ciò si verifica perché a livello della corteccia celebrale viene esclusa l’immagine scadente fornita dall’occhio che presenta il maggiore difetto rifrattivo e quel bulbo non verrà più utilizzato per la visione, nonostante sia anatomicamente integro.
Per riconoscere e curare l’ambliopia è fondamentale la tempestività (età pediatrica) ed il trattamento con lenti e bendaggio adeguati, per non perdere anni preziosi per la cura e la prevenzione del difetto funzionale. Sono però anche molte altre le patologie che possono essere scoperte con un intervento tempestivo, in giovane età, come ad esempio nel caso dei neonati pretermine, potenziali portatori di anomalie congenite. Se invece l’occhio non presenta particolari problematiche, si può rimanere tranquilli fino anche ai quarant’anni. Da lì in poi però la vista tende a diminuire per la comparsa dellapresbiopia che è la naturale evoluzione della vista dopo i 40 – 45 anni, per cui la lente dell’occhio (cristallino) si irrigidisce, perdendo progressivamente la sua elasticità e non riuscendo più a mettere a fuoco alle diverse distanze (come invece accade nel soggetto ancor giovane, quasi come in una macchina fotografica con sistema autofocus). Anche la presbiopia può essere però facilmente corretta con lenti per la lettura e le attività da vicino, per ovviare alla fatica di focalizzare in rapida successione immagini distanti e vicine.
Infine, nell’ottica della prevenzione, secondo le linee guida dell’American Academy of Ophtalmology, un adulto sano e non portatore di occhiali andrebbe visitato ogni cinque anni fino ai 45 anni, poi ogni tre fino ai 60 anni, ogni due fino ai 70 anni e successivamente una volta all’anno. Tanto al fine di controllare con regolarità l’eventuale comparsa di opacizzazione del cristallino (cataratta ), incremento della normale pressione dell’occhio (glaucoma) o ancor più gravi patologie a carico delle strutture nervose interne quali il nervo ottico o la retina (es. maculopatie).
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