Nell’impegno per la Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari l’Italia è ai primissimi posti nel mondo, sia perché ha determinato la Carta del Rischio sul territorio nazionale, sia perché gli effetti della prevenzione sono già documentati dalla riduzione della mortalità e degli eventi cardiovascolari come illustrato nelle presentazioni raccolta negli atti.
Queste brillanti conquiste ci indicano un obiettivo pratico immediato, ma un’attenta analisi suggerisce che le attuali strategie, benché chiaramente efficaci, hanno dei limiti che richiedono nuove sfide alla ricerca.
LE CONQUISTE. Le carte del rischio ci indicano la probabilità statistica che individui con un dato livello di fattori di rischio sviluppino un evento cardiovascolare nei prossimi 10 anni: gli individui con tre o più fattori di rischio hanno le probabilità maggiori di avere eventi. Inoltre è dimostrato che la correzione dei fattori di rischio riduce l’incidenza di eventi cardiovascolari. Quindi queste conquiste offronoun obiettivo pratico immediato, obbligatorio.
L’OBIETTIVO immediato pratico obbligatorio. L’evidenza dei risultati ottenuti, riducendo i fattori di rischio noti, obbliga ad estendere ed intensificare le strategie che si sono già dimostrate efficaci nel ridurre il rischio.
I LIMITI DELLE CONQUISTE. Bisogna ricordare la maggior parte dei pazienti che ha un evento cardiovascolare ha solo uno o due fattori di rischio ed il 10-15% non ne ha nessuno. I pazienti che hanno tre o più fattori di rischio e quindi di gran lunga maggiori probabilità di andare incontro a eventi cardiovascolari (circa 30 su 100 avranno un evento nei prossimi 10 anni) sono caratterizzati da uno stile di vita che favorisce l’aggregazione di molteplici fattori di rischio (diabete, ipertensione, dislipidemia, fumo, obesità). Questo stile di vita è largamente il risultato di un disadattamento con l’ambiente sociale che causa la ricerca di sfoghi per compensare insoddisfazioni, ansie, tensioni, stress emotivi. Questi individui possono rappresentare circa il 30% di quelli che vanno incontro ad un evento cardiovascolare.
Una visione attenta ci rivela un aspetto spesso trascurato dell’approccio statistico alla prevenzione: quando scopriamo che il 30% di un gruppo di pazienti con molteplici fattori di rischio avrà un evento nei prossimi 10 anni, automaticamente dobbiamo riconoscere perché il restante 70% non lo avrà! Tuttavia questo 70% attualmente vive preoccupato e trattato per eventi che non accadranno mai, ma per ora non siamo in grado di distinguere il 30% che avrà un evento dal 70% che non lo avrà!
LE SFIDE PER LA RICERCA CLINICA. La prima sfida è quella di cercare di prevenire gli stili di vita non salutari che portano alla aggregazione di molteplici fattori di rischio nella stessa persona. Ritengo poco verosimile che limitandoci a far presente i rischi futuri si possa determinare sostanziali cambiamenti nello stile di vita (anche se questo è avvenuto parzialmente per il fumo). Ritengo che la soluzione più efficace a lungo termine sia la “proposta” di stili di vita capaci di attrarre perché sono considerate “di moda” (e contemporaneamente sono anche sani!) La difficoltà sarà quella di inventare dei simili modelli di vita che stimolino l’emulazione spontanea e poi di comunicarli e diffonderli.
La seconda sfida è per i cardiologi: i cardiologi devono concentrare la loro attenzione di ricerca per l’identificazione di caratteristiche distintive, da un lato, di quegli individui che, pur non avendo fattori di rischio, sviluppano eventi cardiovascolari, dall’altro di quella maggioranza che, pur avendo tre o più fattori di rischio, raggiunge un’età avanzata in buona salute senza avere alcun evento cardiovascolare. I ricercatori debbono diventare “detective”! Solo così si potranno sviluppare nuove, più accurate strategie di predizione del rischio e nuovi, più efficaci bersagli di prevenzione. Questo è uno dei principale temi di ricerca della Fondazione per il Tuo cuore Onlus.
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